Rue-si Dat Ton: lo stretching degli Eremiti

ฤๅษี ดัด ตน

In Thailandia, già all’inizio degli anni ’90, in alcune scuole di thai-massage, il programma quotidiano del percorso di studio, era frequentemente ripartito in vari momenti distinti, che ne scandivano piacevolmente la giornata.

BKK 032.jpgVerso le 9 di mattina, provenienti dalle varie guest-house sparse in giro per la città, si raggiungeva alla spicciolata la sede della scuola prescelta.

Se il corso si svolgeva a ChiangMai, molti degli studenti aspiranti-massaggiatori, arrivavano a piedi, altri utilizzavano i taxi collettivi thai, gli inconfondibili furgoncini rossi, mentre i più sportivi o temerari, arrivavano in bicicletta, pedalando con foga nell’aria afosa dei tropici, alla vana ricerca di un po’ di refrigerio.

Se si sceglieva di frequentare il corso di thai-massage a Bangkok, la scuola era quella del Wat PHO, e la si raggiungeva, dalle aree di KhaoSan rd. e Banglampoo, con uno scattante e agile tuk-tuk, trattenendo il respiro e cercando di inalare meno smog possibile, oppure scendendo con una veloce long-boat lungo il fiume Chao Phraya.

All’arrivo, c’era ovviamente il solito vivace scambio di saluti tra studenti di tutte le nazionalità, una babele di lingue che talvolta si alzava eccessivamente di tono e si trasformava in una cacofonia di suoni incomprensibili.

Superato il primo momento di euforia mattutina, ci si preparava alla giornata di studio, che iniziava con le abluzioni rituali, nel senso che, rispettando la lodevole consuetudine locale, ci si dedicava ad un accurato lavaggio dei piedi e delle mani, naturalmente dopo aver lasciato le proprie calzature nell’atrio della scuola (se andava bene) o all’esterno, disposte ordinatamente o quasi, sul marciapiede antistante (se andava meno bene).

TFMWP 070.jpgIl rito della “lavanda dei piedi”, evitando a priori il rimando alla simbologia religiosa di matrice cattolica, è una prassi quotidiana, doverosa ed essenziale, nel rispetto delle regole di base dell'igiene, conveniente per tutti, ma indispensabile in modo particolare in alcuni casi!

Difatti, molti globe-trotter, backpacker o “saccopelisti”, pur atteggiandosi a viaggiatori esperti, hanno un concetto dell’igiene personale decisamente inadeguato, anche per il limite minimo degli standard igienici più bassi.

Questo atteggiamento, specialmente in un Paese dal clima equatoriale com’è la Thailandia, può dare origine ad una comprensibile e motivata repulsione, in modo particolare nelle persone malauguratamente dotate di un senso dell’olfatto molto sensibile.

La pulizia personale è una norma igienica inalienabile e la trascuratezza non è mai giustificata, salvo rari casi di forza maggiore o di natura eccezionale, quali guerre o calamità naturali; chiaramente un Corso di massaggio thai non rientra tra questi casi estremi, tutt’altro.

Giunti alla Scuola, in attesa degli irriducibili ritardatari, si aveva anche il tempo di sorseggiare una tisana calda o una bibita dissetante; poi ci si accomodava nella sala dove si svolgevano le lezioni, ognuno al proprio posto, seduti sui bassi namaste_thumb oro.jpgmaterassini, nel modo più confortevole e decoroso possibile per degli occidentali.

Gli insegnanti davano inizio alla giornata di studio con una breve preghiera, che poi ripetevamo tutti insieme. Questo atto di devozione chiamato puja, era seguito da una meditazione della durata di alcuni minuti, che si concludeva sempre con l’aggraziato gesto rituale del Wâi Khruu, l’atto di omaggio al leggendario Father Doctor Shivago, considerato dai thailandesi come il Padre fondatore del thai-massage.

La lezione proseguiva con la dimostrazione di una fluida sequenza di esercizi posturali, che comprendeva una serie di stiramenti muscolari, abbinati alle fasi della respirazione e finalizzati allo scioglimento articolare; così, guidati dalle indicazioni dell’istruttore, ripetevamo gli esercizi e le posture.

All’inizio, effettuavamo la serie di movimenti con molta rigidità, soffrendo un po’ nell’eseguire le differenti posizioni, ma successivamente, con l’allenamento e il passare dei giorni, ci muovevamo in modo sempre più fluido e armonioso.

Si trattava di esercizi posturali di preparazione, molto utili al lavoro di pratica, che sarebbe seguito nel corso della giornata. 

Le figure erano simili ad alcune asana dello yoga, ma allo stesso tempo si distinguevano da questo; non essendo un’esperta praticante di Yoga, non avrei saputo definire con precisione la diversità, tuttavia percepivo una sottile differenza.

Alla fine di questa progressione di esercizi ci si ritrovava, seduti sui talloni con le gambe ripiegate di lato, nella classica posizione dei thai, pronti a ripetere il rispettoso segno di riverenza del Wâi Khruu, al venerato Maestro e a tutti gli istruttori di Nûad thai, eredi del suo lineage. Questo gesto di riguardo, già dai tempi più remoti, precede sempre l’inizio di ogni trattamento di massaggio thailandese e ne sigla la conclusione.

Giunti così a metà mattina, ci si concedeva una breve pausa, uno spuntino veloce composto di abbondante frutta fresca, yogurt, biscotti, tisane e infusi. Questo intervallo per il caffè–break anticipava la lezione di massaggio vera e propria e così Wat Po Rue-si Dat Ton 70 copia.jpgfinalmente potevamo trovare un po’ di sollievo distendendo gli arti inferiori, costretti in posizioni così ostiche per noi occidentali.

Con il trascorrere dei giorni e la ripetizione quotidiana di questi insoliti movimenti, il disagio dovuto alla rigidità venne rimpiazzato dal genuino piacere e dalla consapevolezza di riscoprire una rinnovata elasticità nelle giunture, nei muscoli e nelle articolazioni; un miglioramento generale nella postura del corpo.

Per diverso tempo mi chiesi che tipo di “ginnastica” fosse quella; quale che fosse la sua tradizione, era senz’altro complementare alla pratica del massaggio thai, e molto appropriata per l’operatore. Nelle varie posture c’era qualcosa che mi faceva pensare alle bizzarre pose delle statuette degli Eremiti “contorsionisti” che avevo Ruesi-Dat-Ton-CDF-copia.jpgvisto molte volte visitando i giardini rocciosi che decorano i cortili del tempio del Wat Pho.

In effetti si trattava proprio della “ginnastica” degli Eremiti: il Rue-Si Dat Ton che negli anni ’90, in Thailandia, non era ancora così popolare e di moda tra gli occidentali come lo è diventato al giorno d’oggi.

Di recente, per le effettive virtù benefiche dell’applicazione pratica, e grazie ad alcuni importanti progetti governativi, la “ginnastica” degli Eremiti è ritornata in auge ed è stata rivalutata, non soltanto come pratica fisica e riabilitativa di indubbio valore, ma anche come attrattiva turistica e commerciale.

Le scuole di massaggio thailandesi, al fine di soddisfare le pressanti richieste dei visitatori e il crescente interesse dell’Occidente per il Nûad thai, con il loro innato senso pratico, hanno creato una grande varietà di offerte, non solo di thai-massage e thai foot-massage ma anche di Rue-Si Dat Ton, strutturando corsi a breve, medio e lungo termine, per assecondare le svariate esigenze dei ospiti occidentali. Autore: WaiThai© 2004-2010

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